Le linee implantari AoN sono state studiate per trasmettere feeling e naturalezza all’utilizzatore, offrendo stabilità, flessibiltà ed un portfolio protesico completo, in grado di soddisfare ogni necessità tecnica. Tutto questo per garantire prestazioni cliniche eccellenti e risultati predicibili ed estetici che soddisfino al massimo i pazienti.
Per esaltare questa mission, AoN implants presenta una connessione cono Morse, denominata REVCON. Con questo sistema, AoN vuole riscrivere il concetto di conometria in odontoiatria, portando, innovazione, semplificazione e versatilità in un sistema protesico che nella storia, si è dimostrato tra i più affidabili e duraturi nel tempo.
Il sistema protesico REVCON è stato studiato per poter soddisfare tutte le esigenze dell’odontoiatra in termine di riabilitazione implanto-protesica. REVCON supporta tutte le tecniche protesiche: avvitata, cementata, combinata, telescopica, assecondando qualsiasi approccio clinico richiesto dall’operatore. Tutto questo grazie ad una gamma di morfologie implantari completa, studiata con estrema attenzione, per offrire i plus che attualmente tutti i grandi implantologi ricercano in una linea implantare.
REVCON utilizza una connessione cono Morse con esagono terminale di posizionamento, che si traduce in stabilità assoluta ed assenza di micromovimenti. Per semplificare la gestione protesica, e consentire di intervenire in caso di problemi tecnici o perimplantari, abbiamo progettato un sistema semplice e sicuro di rimozione dell’abutment (inserire video OUT).
PIATTAFORMA UNICA:
La stessa connessione protesica
per tutti i diametri agevola l’operatore,
semplificandone la gestione ed offrendo
la massima flessibilità al sistema.
PLATFORM SWITCHING:
La rastrematura convergente della parte
coronale favorisce la conservazione dell’osso
assicurando un’estetica costante del contorno
gengivale, stabilizzando i tessuti molli.
SPIRA PROGRESSIVA:
La spira ha un andamento progressivo
apico-coronale. Questa, durante la fase
di avvitamento, genera una compattazione
orizzontale della midollare, migliorando la
stabilità primaria (ideale su osso D3-D4).
PROFILO:
Il profilo tronco-conico offre
notevoli vantaggi in molte
situazioni critiche.
SCANALATURE APICALI:
Rendono l’impianto auto maschiante
e contribuiscono al recupero di frammenti
ossei misti a sangue e fattori di crescita
di origine midollare.
SPIRA APICALE TAGLIENTE:
Conferisce all’impianto capacità
autofilettante e automaschiante.
PIATTAFORMA UNICA:
La stessa connessione protesica
per tutti i diametri agevola l’operatore,
semplificandone la gestione ed offrendo
la massima flessibilità al sistema.
PLATFORM SWITCHING:
La rastrematura convergente della parte
coronale favorisce la conservazione dell’osso
assicurando un’estetica costante del contorno
gengivale, stabilizzando i tessuti molli.
SPIRA PROGRESSIVA:
La spira ha un andamento progressivo
apico-coronale. Questa, durante la fase
di avvitamento, genera una compattazione
orizzontale della midollare, migliorando la
stabilità primaria (ideale su osso D3-D4).
PROFILO:
Il profilo tronco-conico offre
notevoli vantaggi in molte
situazioni critiche.
SCANALATURE APICALI:
Rendono l’impianto auto maschiante
e contribuiscono al recupero di frammenti
ossei misti a sangue e fattori di crescita
di origine midollare.
SPIRA APICALE TAGLIENTE:
Conferisce all’impianto capacità
autofilettante e automaschiante.
Grazie alla sua morfologia, si adatta bene alla chirurgia della mandibola. La sua morfologia cilindrica lo rende semplice da posizionare sia nella chirurgia tradizionale che durante gli interventi di chirurgia guidata. La parte cervicale rastremata evita le compressioni nella zona della corticale eliminando traumi ossei che sarebbero dannosi per la guarigione dei tessuti duri post intervento.
PIATTAFORMA UNICA:
La stessa connessione protesica
per tutti i diametri agevola l’operatore,
semplificandone la gestione ed offrendo
la massima flessibilità al sistema.
PLATFORM SWITCHING:
La rastrematura convergente della parte coronale favorisce la conservazione dell’osso assicurando un’estetica costante del contorno gengivale, stabilizzando i tessuti molli.
SPIRA PROGRESSIVA:
La spira ha un andamento progressivo
apico-coronale. Questa, durante la fase
di avvitamento, genera una compattazione
orizzontale della midollare, migliorando la
stabilità primaria (ideale su osso D3-D4).
PROFILO:
Il profilo tronco-conico offre
notevoli vantaggi in molte
situazioni critiche.
SCANALATURE APICALI:
Rendono l’impianto auto maschiante
e contribuiscono al recupero di frammenti
ossei misti a sangue e fattori di crescita
di origine midollare.
SPIRA APICALE TAGLIENTE:
Conferisce all’impianto capacità
autofilettante e automaschiante.
Grazie alla sua morfologia, si adatta bene alla chirurgia della mandibola. La sua morfologia cilindrica lo rende semplice da posizionare sia nella chirurgia tradizionale che durante gli interventi di chirurgia guidata. La parte cervicale rastremata evita le compressioni nella zona della corticale eliminando traumi ossei che sarebbero dannosi per la guarigione dei tessuti duri post intervento.
PIATTAFORMA UNICA:
La stessa connessione protesica
per tutti i diametri agevola l’operatore,
semplificandone la gestione ed offrendo
la massima flessibilità al sistema.
PLATFORM SWITCHING:
La rastrematura convergente della parte coronale favorisce la conservazione dell’osso assicurando un’estetica costante del contorno gengivale, stabilizzando i tessuti molli.
SPIRA PROGRESSIVA:
La spira ha un andamento progressivo
apico-coronale. Questa, durante la fase
di avvitamento, genera una compattazione
orizzontale della midollare, migliorando la
stabilità primaria (ideale su osso D3-D4).
PROFILO:
Il profilo tronco-conico offre
notevoli vantaggi in molte
situazioni critiche.
SCANALATURE APICALI:
Rendono l’impianto auto maschiante
e contribuiscono al recupero di frammenti
ossei misti a sangue e fattori di crescita
di origine midollare.
SPIRA APICALE TAGLIENTE:
Conferisce all’impianto capacità
autofilettante e automaschiante.
Per le radici protesiche REVCON, che prevedono anche il posizionamento sub crestale, sono state apportate delle piccole modifiche alla spira nella zona cervicale dell’impianto ed il trattamento di superficie che copre la zona del platform swithcing arriva in prossimità della connessione.
La superficie OsteoPore e’ ottenuta con un processo di doppia acidificazione.
Questa tipologia di trattamento impartisce la caratteristica microtopografica che è alla base delle superfici implantari di moderna concezione.
Le asperita’ della superficie sono separate da distanze dell’ordine del micrometro, caratteristica che le rende estremamente efficienti nell’attivazione piastrinica e nella ritenzione del coagulo nel sito implantare.
La struttura capillare di questa superficie agisce come una vera spugna, che trattiene i fattori di crescita e garantisce un veloce e favorevole decorso del processo di guarigione ossea.
Per le radici protesiche REVCON, che prevedono anche il posizionamento sub crestale, sono state apportate delle piccole modifiche alla spira nella zona cervicale dell’impianto ed il trattamento di superficie che copre la zona del platform swithcing arriva in prossimità della connessione.
La superficie OsteoPore e’ ottenuta con un processo di doppia acidificazione.
Questa tipologia di trattamento impartisce la caratteristica microtopografica che è alla base delle superfici implantari di moderna concezione.
Le asperita’ della superficie sono separate da distanze dell’ordine del micrometro, caratteristica che le rende estremamente efficienti nell’attivazione piastrinica e nella ritenzione del coagulo nel sito implantare.
La struttura capillare di questa superficie agisce come una vera spugna, che trattiene i fattori di crescita e garantisce un veloce e favorevole decorso del processo di guarigione ossea.
Ogni organismo che subisce un trauma si ripara secondo delle modalità fisiologiche differenti. Se prendiamo in esame l’osso, vengono riconosciute tre modalità di guarigione: primaria, secondaria e terziaria. Ognuna di esse si attiva in differenti condizioni. Quella più immediata è da considerarsi la primaria, ossia qualsiasi frattura composta o lesione ossea.
Questa guarigione avviene in condizioni di normalità in 6 – 8 settimane. Per ottenere tempi rapidi di integrazione dell’impianto, bisogna puntare ad una guarigione primaria successivamente al posizionamento. Per ottenere questo tipo di guarigione è necessario un approccio rapido e mininvasivo, non aprire lembi mucoperiostei a tutto spessore, non scaldare i tessuti riceventi oltre i 56°C, non comprimere l’osso mai durante l’installazione della protesi implantare e non irrigare durante la chirurgia dell’alveolo implantare.
L’applicazione corretta delle tecniche permette di caricare le protesi implantari istantaneamente o con tempi prossimi ai 45 giorni, con evidenti vantaggi per la sicurezza e la riuscita della terapia implantoprotesica.
Nota: “Prendendo in esame gli studi di McKibbin e Shenk sulla guarigione ossea e dopo aver esaminato con attenzione tutti gli articoli scientifici prodotti dal dr. G. Vrespa, in collaborazione con l’università di Chieti a partire dagli anni 90, riteniamo di poter affiancare questa modalità di guarigione dei tessuti duri ai nostri impianti.”
Negli anni si è usato il Marginal Bone Loss come criterio di valutazione dei tessuti perimplantari, inteso come riassorbimento dell’osso attorno all’impianto. Negli ultimi anni, l’attenzione non è più focalizzata solamente su questo elemento come indice di riferimento, ma si stanno osservando sempre più con attenzione anche tessuti molli, visti come barriera di protezione per l’osso.
Si è intuito che il Marginal bone Loss è influenzato da diversi fattori, tra cui spiccano: Chirurgico, Biologico, Implantare.
Fattori derivanti da un non corretto approccio chirurgico come, lembo, calore, pressione e torque, possono essere elementi critici nel determinare l’arretramento della matrice ossea dal colletto dell’impianto.
A livello biologico, il non rispetto dei principi che regolano l’ampiezza biologica, può portare agli stessi effetti sull’osso. Non rispettare gli spazi che servono al nostro organismo per creare il sigillo mucoso comporta un rimodellamento osseo sotto ai tessuti molli che causa l’esposizione della zona coronale dell’impianto.
La componente implantare deve avere una connessione performante, sia a livello meccanico (assenza di micro gap) sia a livello di sigillo batterico. La storia ci indica come gold standard la connessione Cone Morse. Molto importante è il Platform Switching, l’allontanamento della connessione dall’osso, unito a monconi protesici con emergenze più sottili e lunghe, lasciano più spazio ai tessuti molli. La corretta combinazione dei punti sopra descritti obbliga l’implantologo ad affinare la sua visione protesica e di mutare l’approccio puramente clinico in un approccio protesicamente guidato. Non è più sufficiente il posizionamento implantare a livello osseo, va implementata la conoscenza dei tessuti molli, delle loro esigenze e come conseguenza modificare il posizionamento implantare in funzione dei corretti spazi biologici per garantire il mantenimento.
Ogni organismo che subisce un trauma si ripara secondo delle modalità fisiologiche differenti. Se prendiamo in esame l’osso, vengono riconosciute tre modalità di guarigione: primaria, secondaria e terziaria. Ognuna di esse si attiva in differenti condizioni. Quella più immediata è da considerarsi la primaria, ossia qualsiasi frattura composta o lesione ossea.
Questa guarigione avviene in condizioni di normalità in 6 – 8 settimane. Per ottenere tempi rapidi di integrazione dell’impianto, bisogna puntare ad una guarigione primaria successivamente al posizionamento. Per ottenere questo tipo di guarigione è necessario un approccio rapido e mininvasivo, non aprire lembi mucoperiostei a tutto spessore, non scaldare i tessuti riceventi oltre i 56°C, non comprimere l’osso mai durante l’installazione della protesi implantare e non irrigare durante la chirurgia dell’alveolo implantare.
L’applicazione corretta delle tecniche permette di caricare le protesi implantari istantaneamente o con tempi prossimi ai 45 giorni, con evidenti vantaggi per la sicurezza e la riuscita della terapia implantoprotesica.
Nota: “Prendendo in esame gli studi di McKibbin e Shenk sulla guarigione ossea e dopo aver esaminato con attenzione tutti gli articoli scientifici prodotti dal dr. G. Vrespa, in collaborazione con l’università di Chieti a partire dagli anni 90, riteniamo di poter affiancare questa modalità di guarigione dei tessuti duri ai nostri impianti.”
Negli anni si è usato il Marginal Bone Loss come criterio di valutazione dei tessuti perimplantari, inteso come riassorbimento dell’osso attorno all’impianto. Negli ultimi anni, l’attenzione non è più focalizzata solamente su questo elemento come indice di riferimento, ma si stanno osservando sempre più con attenzione anche tessuti molli, visti come barriera di protezione per l’osso.
Si è intuito che il Marginal bone Loss è influenzato da diversi fattori, tra cui spiccano: Chirurgico, Biologico, Implantare.
Fattori derivanti da un non corretto approccio chirurgico come, lembo, calore, pressione e torque, possono essere elementi critici nel determinare l’arretramento della matrice ossea dal colletto dell’impianto.
A livello biologico, il non rispetto dei principi che regolano l’ampiezza biologica, può portare agli stessi effetti sull’osso. Non rispettare gli spazi che servono al nostro organismo per creare il sigillo mucoso comporta un rimodellamento osseo sotto ai tessuti molli che causa l’esposizione della zona coronale dell’impianto.
La componente implantare deve avere una connessione performante, sia a livello meccanico (assenza di micro gap) sia a livello di sigillo batterico. La storia ci indica come gold standard la connessione Cone Morse. Molto importante è il Platform Switching, l’allontanamento della connessione dall’osso, unito a monconi protesici con emergenze più sottili e lunghe, lasciano più spazio ai tessuti molli. La corretta combinazione dei punti sopra descritti obbliga l’implantologo ad affinare la sua visione protesica e di mutare l’approccio puramente clinico in un approccio protesicamente guidato. Non è più sufficiente il posizionamento implantare a livello osseo, va implementata la conoscenza dei tessuti molli, delle loro esigenze e come conseguenza modificare il posizionamento implantare in funzione dei corretti spazi biologici per garantire il mantenimento.
E’ ormai prassi consilidata fare la progettazione e la pianificazione protesica prima di affrontare la chirurgia implantare.
Oggi, infatti, esistono mezzi di pianificazione molto validi che danno al clinico tutte le informazioni utili per affrontare qualsiasi tipo di riabilitazione. A supporto della tecnologia, servono componenti protesiche adeguate per favorirne la miglior esecuzione, con profili che rispettino e favoriscano la stabilizzazione dell’ampiezza biologica.
La gamma di componenti deve permettere al clinico di utilizzare tutti i protocolli di finalizzazione, garantendo il massimo del risultato.
REVCON è il sistema protesico più evoluto della gamma di AoN Implants, permette di utilizzare un ampio ventaglio di soluzioni protesiche: cementata, avvitata, conometirica, combinata, elettrosaldata e overdenture. REVCON permette al chirurgo di soddisfare le richieste dei pazienti più esigenti passando da protocolli con carico differito a tecniche “one implant one abutment” grazie ai pilastri KiSS o all’ausilio del connettore 1to1.
Il chirurgo, inoltre, può contare su Domino Guide, il sistema di chirurgia guidata di AoN Implants, che permette di pianificare al meglio ogni caso, scegliendo in anticipo tutte le componenti protesiche ed il tipo di riabilitazione migliore per il proprio paziente.
Per operare sulla connessione REVCON e poter beneficiare al massimo delle sue peculiarità, il sistema adotta due apposite chiavi protesiche denominate IN e OUT che permettono di attivare e disattivare la conometria REVCON.
Per ottenere il meglio delle performance da una connessione cono Morse, è necessario attivare l’accoppiamento del pilasto sulla fixture applicando una forza in avvitamento di 30/35 N/cm. Lo strumento dedicato a questa azione è la chiave IN. La chiave IN attiva REVCON in modo assiale senza stressare la zona coronale della fixture.
Dopo aver accoppiato i componenti, si procede alla rimozione della chiave IN ed al successivo posizionamento della vite passante serrandola a 25Ncm, la quale funge solamente da elemento elastico di congiunzione.
La chiave OUT, si utilizza per estrarre il pilastro dalla fixture. Prima di utilizzare questa chiave è necessario rimuovere la vite passante in modo da liberare il foro. Successivamente si inserisce OUT nel foro del pilastro e si procede avvitando la chiave fino a ché, la conometria non si svincola, a questo punto è possibile rimuovere il pilastro.
La riabilitazione a carico immediato, con l’obbiettivo di riprendere, con estetica e confort la vita normale, è sempre più richiesta dai pazienti. Per questo gli studi professionali, sono sempre più organizzati per poter competere in un mercato sempre più aggressivo.
AoN propone differenti tecniche dove si prevede un protocollo “one implant one abutment”. Una di queste è la sistematica KiSS. Grazie a questi componenti, il clinico è in grado di offrire al paziente una riabilitazione funzionale in tempi rapidi, con risultati estetici eccellenti. KiSS mette a disposizione dell’odontoiatra, una serie di pilastri protesici da posizionare direttamente dopo la chirurgia ossea, che si accoppiano con delle apposite cappe conometriche, sulle quali viene ribasata la protesi del paziente.
Con questo sistema si possono eliminare le viti protesiche e minimizzare l’utilizzo di cementi a contatto con i tessuti molli, offrendo al clinico ed al paziente, una gestione del manufatto semplice e pulita. Questa soluzione può essere abbinata alla chirurgia guidata, aumentando così la competitività d’offerta dello studio.
Il connettore 1to1 è stato disegnato per semplificare la gestione protesica al clinico, convertendo la connessione REVCON in una connessione ad esagono esterno in prossimità del margine gengivale.
1to1 unisce i plus generati da una connessione cono Morse a livello osseo, alla semplicità di gestione, di una connessione esagono esterno a livello protesico. La stabilizzazione dei tessuti molli avviene quindi in corrispondenza del connettore, che viene posizionato sempre utilizzando un protocollo “one implant one abutment”.
Questa tecnica assieme a molte altre proposte da AoN Implants, semplifica il lavoro clinico ed aumenta la gamma di possibilità di offerta ai pazienti. Anche questa sistematica può essere implementata alla chirurgia guidata Domino Guide.
REVCON è una connessione esclusiva di AoN Implants, nata dall’idea di realizzare un sistema che prenda spunto dalla storia dell’implantologia e che ne rielabori i concetti fondamentali rendendoli attuali e fruibili per gli implantologi e protesisti del nuovo millennio. Frutto di uno sviluppo durato 2 anni REVCON raccoglie una gamma di soluzioni protesiche estremamente ampia ed esclusiva.
Le linee implantari adottano protocolli e strumenti chirurgici adeguati alla tecnica GTP, questo significa che la guarigione dei tessuti sarà sempre quella più rapida e performante offerta dall’ospite.
Gli standard produttivi, di controllo, pulizia, decontaminazione e sterilità del prodotto hanno soddisfatto anche i severi standard della Food and Drug Administration (FDA) rendendo questo prodotto idoneo per la commercializzazione nel mercato americano.
Scopri tutti i dettagli tecnici, le misure degli impianti disponibili, le soluzioni protesiche
ed il kit chirurgico compatto, il tutto progettato per restituire il massimo delle performance!
REVCON è un progetto sviluppato e che sta crescendo assieme ai clinici della REVCON Academy.
Per questo, abbiamo messo a disposizione la possibilità di confrontarti direttamente con dei colleghi che utilizzano la sistematica quotidianamente, assieme ad un Product Specialist AoN, per darti l’opportunità di scoprire le proprietà del prodotto, tutte le applicazioni cliniche ed i benefici che porterà al tuo lavoro.
Inoltre, potrai visionare i Case Study effettuati su pazienti e le straordinarie proprietà delle sistematiche adottate.
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